Introduzione al corso: presentazione; informazioni generali; modalità di svolgimento.
Cenni sulla logica proposizionale. Nozione informale di proposizione (in termini solo semantici). I principali connettivi proposizionali (anch'essi descritti solo semanticamente): negazione, congiunzione, disgiunzione (inclusiva), equivalenza (o bicondizionale), implicazione (o condizionale). Comparazione tra il loro uso e quello di espressioni analoghe del linguaggio naturale. Tabelle (o tavole) di verità, con esempi del loro uso in calcolo proposizionale. Tautologie, contraddizioni e forme contingenti con esempi: principî del terzo escluso e di non contraddizione.
Il contenuto di questa lezione è riportato (con qualche espansione) in alcune note sulla logica elementare che metterò a disposizione quanto prima su questo sito. Un link a queste note apparirà su questa stessa pagina. Può essere utile consultare anche: una tavola dei connettivi binari e esempi di tautologie.
Aggiornamento: i nuovi appunti sono in rete: Logica rudimentale. Il contenuto di questa lezione è coperto, approssimativamente, dalle prime sei pagine. Sono benvenute le segnalazioni di errori di battuta.
Esercizi proposti:
Discussione degli esercizi proposti nella lezione precedente.
Forme proposizionali logicamente equivalenti. Tautologie: idempotenza di ∧ e ∨; commutatività e associatività di ∧,∨ e ⇔; distributività di ∧ rispetto a ∨ e di ∨ rispetto a ∧.
Tautologie sulla negazione: doppia negazione, leggi di De Morgan, negazione dell'equivalenza (introdotto così il connettivo XOR), negazione dell'inclusione.
Altre tautologie sull'implicazione: equivalenza come doppia implicazione, implicazione come disgiunzione, legge di contrapposizione.
Alcune tautologie su XOR, tra cui la legge associativa e la distributività di ∧ rispetto a XOR.
Cenni ai connettivi NAND e NOR ed al fatto che ciascuno di essi basta per esprimere tutti gli altri connettivi binari.
Introduzione minimale alla logica dei predicati; tutto l'argomento è (e sarà) svolto solo per cenni ed in modo informale. Quantificatori: universale (∀) ed esistenziale (∃); loro interpretazione nell'uso matematico. Occorrenze libere e vincolate di una variabile; formule chiuse (o proposizioni).
Quantificatori ristretti: interpretazione di formule come (∀x ∈ S)(p(x)) .
Per il contenuto di questa lezione e della precedente, si vedano, approssimativamente, le prime cinque sezioni di Logica rudimentale.
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nella lezione precedente. Ulteriori osservazioni sulle sostituzioni e sulle occorrenze libere o vincolate di variabili (queste ultime ‘non vengono sostituite’.
Frasi contenenti più quantificatori (esempi di frasi delle forme ∀x∃y… o ∃y∀x…). Predicati. Descrizione del quantificatore ∃! tramite l'equivalenza tra (∃!x)(p(x)) e (∃x)(∀y)(p(y)⇔x=y). Negazione di frasi introdotte da quantificatori (o da quantificatori ristretti).
Nozione (solo informale) di insieme. Il simbolo '∈' di appartenenza. Cenni a problemi fondazionali; l'antinomia (o paradosso) di Russell. Assioma di estensionalità: (∀A,B)(A=B ⇔ (∀x(x∈A⇔ x∈ B))) e sue applicazioni. L'insieme vuoto ∅ (e sua unicità). Assioma di separazione.
Comparazione tra l'equivalenza logica tra predicati (da una parte) ed uguaglianza tra insiemi (dall'altra).
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nelle lezioni precedenti. Non esiste l'insieme di tutti gli insiemi.
Inclusione tra insiemi. È importante distinguere bene tra appartenenza e inclusione. Per ogni x si ha x⊆x, ma x∉x. Il singleton di un insieme; ∀x(x≠{x}).
Sottoinsiemi (o parti) di un insieme. L'insieme ℘(S) delle parti di un insieme S. Qualunque sia S, si ha ∅ ⊆ S (cioè ∅ ∈ ℘(S)) e S; ⊆ S (cioè S ∈ ℘(S)).
Corrispondenza informale tra connettivi proposizionali e relazioni o operazioni insiemistiche. Implicazione ed inclusione, congiunzione e intersezione, disgiunzione ed unione. Interpretazione della negazione (non esiste l'insieme degli oggetti non appartenenti ad un insieme dato) e differenza (o complemento relativo) tra insiemi. Alcune formule insiemistiche: regola della doppia inclusione, transitività dell'inclusione, leggi di idempotenza, commutatività, associatività e distributività per l'unione e l'intersezione binarie; formule (insiemistiche) di De Morgan. Per questo e per altro, si veda la sezione Formule insiemistiche in Logica rudimentale, esclusa l'ultima sottosezione (Parti di un fissato insieme).
Diagrammi di Euler-Venn; qualche esempio. Utilizzando diagrammi di Euler-Venn sufficientemente generici è possibile dimostrare formule insiemistiche.
Differenza simmetrica tra due insiemi e disgiunzione esclusiva (XOR). Alcune formule per la differenza simmetrica e sue proprietà essenziali, tra le quali: commutatività, associatività, distributività di ∩ rispetto a Δ. ∀x(xΔx=∅).
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nelle lezioni precedenti. Uso dei diagrammi di Euler-Venn per costruire controesempi a formule insiemistiche.
Diagrammi di Venn e cardinalià (numero degli elementi) di un insieme finito. Cardinalità della differenza tra due insiemi finiti. Il principio di inclusione-esclusione per il calcolo del numero degli elementi di unioni finite di insiemi finiti, con verifica dettagliata nel caso dell'unione di due insiemi.
Completamento di Formule insiemistiche da Logica rudimentale: interpretazione del connettivo di negazione nell'ambiente di un prefissato insieme S come complemento in S. Qualche ulteriore formula.
Descrizione di insiemi con scritture del tipo {t(x,y,z,…) | p(x,y,z,…)} (abbreviazione di {a | (∃x,y,z,…)(a=t(x,y,z,…) ∧ p(x,y,z,…)}).
Unione e intersezione unarie, cioè unione di un insieme e intersezione di un insieme non vuoto; estensioni a queste operazioni delle leggi di De Morgan.
Coppie ordinate. Il prodotto cartesiano A × B tra due insiemi A e B. Se A e B sono insiemi finiti si ha |A × B|=|A| · |B|.
Corrispondenze tra insiemi. Relazioni binarie in un insieme. Introdotte le notazioni: Corr(A,B) (insieme delle corrispondenze da A a B) e Rel(A) (=Corr(A,A); insieme delle relazioni binarie in A) con riferimento ad insiemi A e B. Notazione infissa per corrispondenze e relazioni.
Diversi modi per descrivere corrispondenze; rappresentazioni grafiche di corrispondenze e relazioni, via diagrammi o tabelle.
Prodotto relazionale tra corrispondenze.
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nelle lezioni precedenti.
Associatività del prodotto relazionale tra corrispondenze. Corrispondenza inversa di una corrispondenza; esempi (relazioni “essere minore di” ed “essere maggiore di”).
Applicazioni tra insiemi. Dominio e codominio. Il problema della "buona" (corretta) definizione di un'applicazione; vari esempi. Nel corso della presentazione di alcuni esempi è stato definito, per ogni insieme S e per ogni n ∈ N, l'insieme ℘n(S) delle n-parti di S.
Diversi modi per rappresentare le applicazioni (oltre alle notazioni più usuali, rappresentazioni tramite diagrammi e come matrici a due righe). Diverse notazioni (sinistra, destra, esponenziale, a pedice: f(a), fa, (a)f, af, af, fa) per indicare l'immagine mediante un'applicazione f di un elemento a del suo dominio. Successioni e famiglie.
Composizione (prodotto operativo) di applicazioni.
L'immagine im f di un'applicazione f. Applicazioni suriettive. Negazione della suriettività. Esempi.
Applicazioni iniettive. Negazione della iniettività. Esempi. L'immersione in un insieme di una sua parte (se Y è una parte di X, l'immersione di Y in X è l'applicazione y ∈ Y → y ∈ X). Ogni applicazione il cui dominio abbia meno di due elementi è iniettiva.
Applicazioni biettive. L'applicazione identica idA in un insieme A; è quella con dominio e codominio A che manda ogni elemento in sé. Neutralità dell'applicazione identica (componendo a destra o a sinistra una corrispondenza α per un'applicazione identica si ottiene α).
Restrizioni, prolungamenti e ridotte di applicazioni.
Esercizi proposti:
Discussione degli esercizi proposti nella lezione precedenti.
La composta di due applicazioni iniettive (risp. suriettive, biettive) è necessariamente iniettiva (risp. suriettiva, biettiva). Parziale inversione di questo risultato: se la composta g o f di due applicazioni è iniettiva allora quella che agisce per prima (cioè f) è iniettiva; se invece g o f è suriettiva allora g è suriettiva. Esempi e controesempi.
L'inversa di un'applicazione. Un'applicazione è biettiva se e solo se ha inversa (cioè se e solo se è invertibile). Unicità dell'inversa.
Importanza della nozione di invertibilità.
Il numero delle applicazioni ed il numero delle applicazioni iniettive tra due insiemi finiti. Fattoriali discendenti (notazione: nm = n(n−1)(n−1)…(n−m+1)).
Criterio di esistenza di applicazioni iniettive tra assegnati insiemi finiti: se A e B sono insiemi finiti, allora esistono applicazioni iniettive da A a B se e solo se |A|≤|B|.
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nelle lezioni precedenti.
Condizioni di esistenza di applicazioni suriettive o biettive tra assegnati insiemi finiti: se A e B sono insiemi finiti, allora esistono applicazioni suriettive da A a B se e solo se |A|≥|B| e B=∅ ⇒ A=∅; esistono applicazioni biettive da A a B se e solo se |A|=|B|. Di passaggio, si è notato che per ogni applicazione suriettiva f esiste un'applicazione (necessariamente inietttiva) g tale che fog sia l'applicazione identica del codominio di f.
Teorema: se f è un'applicazione tra due insiemi finiti con lo stesso numero di elementi, allora f è iniettiva se e solo se è suriettiva (dunque, se e solo se è biettiva). Questa proprietà vale solo nel caso delle applicazioni tra insiemi finiti.
Cenni su: equipotenza e confronto di cardinalità tra insiemi; cardinalità di alcuni insiemi infiniti (N, Z, Q, R, N×N, R×R, ℘(N)); teorema di Cantor: ∀S (|S|<|℘(S)|
Applicazione immagine f→: ℘(A) → ℘(B) ed applicazione antiimmagine f←:℘(B) → ℘(A) definite da un'applicazione f : A → B. Con queste notazioni si ha f→(∅)=f←(∅)=∅; f→(A)=im f e f←(B)=A. Esempi e controesempi.
Richiamo del principio di induzione. Cardinalità dell'insieme delle parti di un insieme finito: per ogni tale insieme S si ha |℘(S)|=2|S|.
Proprietà di relazioni binarie: relazioni riflessive e relazioni antiriflessive. Espressione di queste proprietà in termini di proprietà (insiemistiche) del grafico della relazione. La diagonale ΔS={(x,x) | x∈S} di S.Esempi.
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nelle lezioni precedenti. Fattoriali; espressione dei fattoriali discendenti come rapporti tra fattoriali.
Richiamo: relazioni riflessive e antiriflessive. Altre proprietà di relazioni binarie: relazioni simmetriche, antisimmetriche, transitive. Confronto tra queste proprietà; negazione di ciascuna di esse, loro espressione in termini di proprietà (insiemistiche) del grafico. Esempi, tra gli altri con relazioni in insiemi finiti descritte da tabelle quadrate.
Relazioni di equivalenza e relazioni d'ordine (stretto o largo) in un insieme.
Classi di equivalenza ed insieme quoziente definito da una relazione di equivalenza. Proprietà fondamentali delle classi di equivalenza: fissata una relazione di equivalenza ρ in un insieme A, per ogni a, b ∈ A si ha
Diversi esempi, tra cui le equivalenze banali (l'uguaglianza e la relazione universale) in un insieme. Il nucleo di equivalenza di (o equivalenza associata a) un'applicazione. Sia f un'applicazione. Allora f è iniettiva (risp. costante) se e solo se il suo nucleo di equivalenza è l'uguaglianza (risp. la relazione universale) sul dominio di f.
Ogni equivalenza è il nucleo di equivalenza di un'applicazione (specificamente, della proiezione canonica che essa definisce, dall'insieme su cui la relazione è definita al suo insieme quoziente).
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nelle lezioni precedenti.
Partizioni di un insieme. Definizione e prima caratterizzazione: P è una partizione di un insieme S se e solo se P⊆℘(S)−∅ e (∀ x∈S)(∃!b∈P)(x∈b). Gli insiemi quoziente sono partizioni, e viceversa. In modo più esplicito: biezione canonica tra Eq(A) e Part(A) (insiemi delle relazioni di equivalenza e delle partizioni di un insieme A): questa applicazione associa ad ogni ρ ∈ Eq(A) l'insieme quoziente A/ρ ed è, appunto, biettiva. La sua inversa è l'applicazione che ad ogni partizione P di S associa il nucleo di equivalenza dell'applicazione da S a P che ad ogni x ∈ S associa l'elemento di P a cui x appartiene (dunque: due elementi di S risultano equivaleneti se e solo se appartengono allo stesso blocco della partizione).
Numerosi esempi, tra i quali le partizioni banali, cioè quelle corrispondenti alle equivalenze banali in un insieme S (uguaglianza e relazione universale; i corrispondenti quozienti, cioè le partizioni banali sono, nell'ordine {S} e ℘1(S)); tutte le partizioni dell'insieme {1,2,3}.
Applicazione X∈℘(S)→|X|∈N per un insieme finito S. Coefficienti binomiali: buona definizione del coefficiente binomiale (nk) [la resa del simbolo in HTML è piuttosto approssimativa] come cardinalità di ℘k(S), per ogni k, n in N ed ogni insieme S di cardinalità n. I casi, banali, in cui k vale 0, 1 o n, o è maggiore di n.
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nelle lezioni precedenti.
Proprietà di simmetria dei coefficienti binomiali: se k, n∈N e k≤n allora (nk)=(nn−k). Per gli stessi k ed n, formula ricorsiva: (n+1k+1)=(nk) + (nk+1) e formula chiusa: (nk)=n!/(k!(n-k)!) (In verità, la formula ricorsiva vale per arbitrari k e n in N). Triangolo di Tartaglia-Pascal. Per questi argomenti si possono consultare le note Coefficienti Binomiali, che sono però scritte con notazioni e stile leggermente diversi da quelli usati quest'anno in aula. In particolare, la formula chiusa per i coefficienti binomiale è stata dimostrata in aula per induzione e non come nelle note.
Operazioni (binarie, interne, ovunque definite) in un insieme. Operazioni associative e operazioni commutative; esempi. Nozione di struttura algebrica. Esempi di strutture associative e non, commutative e non. Cenno ai teoremi di associatività e di commutatività.
Parti chiuse (o stabili) in una struttura (rispetto ad una operazione); nozione di operazione indotta e di sottostruttura. Operazioni indotte da operazioni associative o commutative hanno le stesse proprietà. Esempi.
Esercizi proposti:
Discussione degli esercizi proposti nella lezione precedente.
Le intersezioni tra parti chiuse sono a loro volta chiuse. La parte chiusa generata da una parte in una struttura; esempi.
Elementi neutri a sinistra e a destra; elementi neutri e loro unicità (se, in una assegnata struttura, s è un elemento neutro a sinistra e d è un elemento neutro a destra, allora s=d e quindi s è (l'unico) elemento neutro, anzi, è l'unico elemento neutro a destra o sinistra). Esempi, tra cui quello di un semigruppo con più di un elemento neutro a destra.
Nozione di operazione opposta e cenno alla dualità destra-sinistra.
Monoidi. Tra gli esempi: vari insiemi numerici con l'operazione di addizione o di moltiplicazione; per un arbitrario insieme S, (℘(S),∪,∅) e (℘(S),∩,S), e poi il monoide T(S) delle trasformazioni di S (che è commutativo se e solo se |S|≤1).
Sottosemigruppi e sottomonoidi. Esempi di sottosemigruppi di un monoide che non sono monoidi oppure sono monoidi ma non sottomonoidi.
Simmetrici destri e sinistri; simmetrici. Unicità dei simmetrici nei monoidi: se, per un elemento x di un assegnato monoide M, s è un simmetrico sinistro e d è un simmetrico destro di x, allora s=d e quindi s è l'unico simmetrico di x, l'unico simmetrico sinistro di x e l'unico simmetrico destro di x in M. Ancora un richiamo al monoide T(X) delle trasformazioni di un insieme X. Terminologia: uso di "inverso" (in notazione moltiplicativa) e di "opposto" (in notazione additiva) come sinonimi di "simmetrico".
Gruppi. Esempi, come (Z,+,0,−), (Q-{∅}, ⋅ ,1,−1), (℘(S),Δ,∅,idS) per un insieme S. Sottogruppi. Gruppi abeliani.
Il gruppo degli invertibili (elementi simmetrizzabili) U(M) di un monoide M. Formula per il calcolo del simmetrico di un prodotto in un monoide (in notazione moltiplicativa, per ogni a, b ∈ U(M) si ha (ab)−1 = b−1a−1). Il gruppo simmetrico Sym(S):=U(T(S)) su un insieme S. Permutazioni.
Esercizi proposti:
Discussione degli esercizi proposti nella lezione precedente.
Ancora sui gruppi simmetrici: cicli (permutazioni cicliche); trasposizioni (cicli di lunghezza 2). Ogni ciclo è prodotto di trasposizioni, infatti ogni ciclo (a1 a2 … ak) si può fattorizzare come (a1 ak)o(a1 ak−1)o(a1 ak−2) … (a1 a3)o(a1 a2)); ogni permutazione su un insieme finito X è prodotto di cicli, dunque prodotto di trasposizioni (non è stata fornita dimostrazione di questi fatti). Dato un insieme X, il gruppo Sym(X) è abeliano se e solo se |X| ≤ 2. Notazione: Sn = Sym({1,2,3,…,n}), per ogni intero positivo n.
Elementi cancellabili, a sinistra o a destra rispetto ad un'operazione binaria; elementi cancellabili. Rapporto tra simmetrizzabilità e cancellabilità in un monoide. Esempi. Equivalenza tra cancellabilità e simmetrizzabilità per semigruppi finiti (senza dimostrazione).
Tavole di Cayley (ovvero di moltiplicazione) per operazioni binarie. Visualizzazione di proprietà tramite tavole di Cayley: commutatività, esistenza di neutri e di simmetrici, cancellabilità.
Omomorfismi tra strutture algebriche. Monomorfismi, epimorfismi, isomorfismi. Alcuni esempi; tra essi: l'epimorfismo dal monoide delle parole su un alfabeto al monoide additivo dei naturali che ad ogni parola associa la sua lunghezza; la funzione esponenziale come isomorfismo dal gruppo additivo dei reali al gruppo moltiplicativo dei reali positivi. Discussione sulla nozione generale di isomorfismo. Invarianza delle proprietà algebriche per isomorfismi.
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nella lezione precedente. Estendendo uno degli esercizi: tavola di Cayley di un (arbitrario) gruppo di cardinalità 3; i gruppi di cardinalità 3 sono tutti isomorfi tra loro.
Altre osservazioni sulla invarianza di proprietà algebriche per isomorfismi.
Potenze (o, in notazione additiva, multipli) di un elemento secondo interi (positivi nel caso dei semigruppi, naturali nel caso dei monoidi, arbitrari per elementi simmetrizzabili di un monoide). Regole di calcolo: per ogni elemento x di un semigruppo e per ogni n, m ∈ Z per cui xn e xm siano definite, xn+m= xnxm e xnm= (xn)m. (Solo della prima di queste due formule è stata data una parziale dimostrazione. Le analoghe formule, in notazione additiva, sono (n+m)x=nx+mx e (nm)x= n(mx)). Potenze (o multipli) secondo interi di uno stesso elemento di un semigruppo commutano sempre tra loro. Ulteriore osservazione: se a e b sono elementi di un monoide che commutino tra loro e a è invertibile, allora anche l'inverso di a commuta con b.
Sottosemigruppi, sottomonoidi e sottogruppi generati da singleton. Gruppi ciclici. Esempio: il gruppo (Z,+) è ciclico. Esempio di due gruppi non isomorfi di cardinalità 4 (i soli, a meno di isomorfismi): uno è ciclico, l'altro, cioè (℘({1,2}),Δ) no (vedi esercizi).
Anelli, anelli commutativi, anelli unitari. Esempi: (Z,+,⋅), (Q,+,⋅), (℘(S),Δ,∩). Sottoanelli. Anelli di matrici (come esempi di anelli non commutativi).
Sottoanelli unitari di un anello unitario. Esempi sottoanelli di un anello unitario che non sono unitari oppure lo sono ma non come sottoanelli. Omomorfismi di Omomorfismi di semigruppi e di monoidi; di anelli e di anelli unitari. Esempi.
Notazioni e regole di calcolo negli anelli: per ogni coppia di elementi a e b dell'anello R si scrive a − b per a + (−b); si ha a0 = 0a = 0 e a(−b) = −(ab) = (−a)b; dove 0 è lo zero di R e, per ogni x ∈ R, con −x si indica l'opposto (cioè il simmetrico nel gruppo additivo) di x. Conseguenza: se |R| > 1, lo zero di R non è invertibile (cioè simmetrizzabile rispetto alla moltiplicazione in R). Corpi e campi. Esempi. In ogni anello unitario R si ha (n1R)x = nx per ogni n ∈ Z (dimostrazione lasciata per esercizio). Formula del binomio di Newton. Non ne è stata date dimostrazione, chi desidera vederne una la può trovare nella parte finale (enunciato numero 5) delle note sui coefficienti binomiali. Osservazione: se a e b sono elementi di un anello, si ha (a+b)2=a2+b2+2ab se e solo se a e b commutano (cioè ab=ba).
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nella lezione precedente.
Biezione canonica tra l'insieme delle relazioni di ordine stretto e quelle di ordine largo in un assegnato insieme. Insiemi ordinati. Minimo e massimo; loro unicità. Principio di dualità per insiemi ordinati. Proprietà di buon ordinamento di N (rispetto all'ordinamento usuale) e giustificazione del principio di induzione. Cosidetta cosidetta ‘seconda forma’ del principio di induzione, argomentazione per "controesempio minimo".
Relazione di divisibilità in semigruppi e monoidi commutativi. Elementi associati. La relazione "essere elementi associati" in un monoide commutativo M: si tratta di una relazione di equivalenza e si può caratterizzare in questo modo: due elementi a e b di M sono associati se e solo se l'insieme Div(a) dei divisori in M di a coincide con l'insieme Div(b) dei divisori in M di b o, equivalentemente, se e solo l'insieme aM dei multipli in M di a coincide con bM (l'insieme dei multipli di b). Inoltre, se a è cancellabile, a e b sono associati se e solo se b = au per un opportuno u∈U(M). L'insieme ordinato (N, | ).
Relazione di divisibilità in anelli commutativi. Se R è un anello commutativo, un elemento che divida due elementi ne divide tutte le combinazioni lineari a coefficienti in R. Divisibilità ed elementi associati nell'anello degli interi e nel monoide (N,·).
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nella lezione precedente.
Equivalenze compatibili con un'operazione binaria. Esempio: l'equivalenza in Z definita dichiarando equivalenti due interi se e solo se essi sono o entrambi positivi, o entrambi negativi o entrambi zero è compatibile con l'usuale moltiplicazione ma non con l'usuale addizione in Z.
Altro esempio: nel monoide delle parole su un alfabeto, la congruenza definita dichiarando equivalenti due parole se e solo se esse hanno la stessa lunghezza. Più in generale, se f è un omomorfismo definito in una struttura algebrica, il nucleo di equivalenza di f è una congruenza sul dominio di f (esercizio!).
Operazione indotta sul quoziente determinato da un'equivalenza compatibile con un'operazione binaria. Questa è ben definita solo nel caso in cui l'equivalenza sia compatibile con l'operazione. Esempi.
Congruenze in una struttura algebrica e struttura quoziente. Proprietà che si conservano passando alla struttura quoziente (come associatività, commutatività, esistenza di neutri e simmetrici, distributività); i quozienti di semigruppi, monoidi, gruppi, anelli, anelli unitari sono strutture dello stesso tipo.
Equivalenze compatibili a destra o a sinistra con una operazione binaria. Caratterizzazione delle equivalenze compatibili come equivalenze compatibili sia destra che a sinistra.
Le congruenze in Z (cioè le equivalenze ≡m al variare di m ∈ Z). Osservazioni: ≡1 è la relazione universale; ≡0 è l'uguaglianza; per ogni m∈Z, ≡m e ≡−m coincidono. Verifica diretta del fatto che tutte queste sono congruenze nell'anello (Z,+,⋅). Gli anelli quoziente Zm (cioè Z/≡m). Descrizione esplicita delle classi resto: per ogni m, a∈Z, la classe di resto [a]m di a modulo m è a+mZ={a+mk | k∈Z}. L'operazione parziale mod (per ogni a,m ∈ Z, se m≠0, a mod m è, per definizione, il minimo numero naturale in [a]m; questo numero è minore di |m|). Descrizione esplicita dei quozienti di Z e dei loro elementi: per ogni intero positivo m, Zm consiste delle classi di 0, 1, 2, …, m−1. (il fatto che queste classi siano a due a due distinte e quindi |Zm|=m non è stato ancora verificato).
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nella lezione precedente.
Epimorfismo canonico (cioè proiezione canonica) da una struttura ad un suo quoziente.
Se i, j, m sono interi tali che 0≤i<j<m allora certamente i e j non sono congrui modulo m. Dunque, le classi [0]m, [1]m, [2]m, … [m−1]m sono a due a due distinte, quindi, per ogni intero positivo m si ha |Zm|=m.
Divisione (aritmetica) con resto in Z: (∀a ∈ Z)(∀b∈Z−{0}) (∃!(q,r)∈Z×N)(a=bq+r ∧ r<|b|). Con queste notazioni, il resto r coincide con a mod b; scriviamo anche a mod b=rest(a,b). Descrizione (alternativa) delle congruenze in Z come nuclei di equivalenza delle funzioni resto.
Cancellabilità negli anelli; divisori dello zero; anelli integri e domini di integrità (si veda la seconda parte delle note sulla cancellabilità). Se m è un intero positivo composto, Zm non è un dominio di integrità.
Calcoli in aritmetica modulare (calcolo di somme, prodotti, potenze). Diversi esempi. Rappresentazione degli interi positivi in base 10 e criteri di divisibilità per 2, 5, 4, 25, 8, etc., 3, 9, 11, in N; ‘prova del nove’. Osservazione: se due interi sono congrui modulo un intero m, essi sono congrui modulo ogni divisore di m.
Periodo di un elemento in un gruppo. Elementi periodici ed aperiodici. Vari esempi. Nei gruppi finiti, tutti gli elementi sono periodici. In qualsiasi gruppo, l'elemento neutro è l'unico elemento di periodo 1.
Esercizi proposti:
Discussione degli esercizi proposti nella lezione precedente.
Se un elemento x di un gruppo ha periodo finito λ, allora, per ogni n, m ∈ Z, si ha xn=xm se e solo se n e m sono congrui modulo λ. In particolare, xn=1 se e solo se λ divide n; l'inverso di x è xλ−1. Inoltre, in queste ipotesi, il sottogruppo (ciclico) generato da x ha ordine λ.
Caratteristica di un anello unitario. Esempi. Z ha caratteristica 0, per ogni intero positivo m, Zm ha caratteristica m, per ogni insieme non vuoto S, (℘(S,Δ,∩) ha caratteristica 2. In un anello unitario di caratteristica λ si ha λx=0 per ogni elemento x.
Per ogni m ∈ N#, il gruppo additivo di Zm è ciclico di cardinalità m. A meno di isomorfismi, questi gruppi e (Z,+) sono i soli gruppi ciclici; quest'ultimo fatto non è stato dimostrato.
Utilizzo della nozione di periodo per i calcoli di potenze in aritmetica modulare.
Fattorizzazione in monodi commutativi regolari. Divisori banali. Elementi irriducibili ed elementi primi. Entrambe le proprietà si conservano nel passaggio da un elemento ad un suo associato. Fattorizzazioni "essenzialmente uguali" (cioè uguali a meno dell'ordine dei fattori e della sostituzione di essi con associati). Monoidi fattoriali Alcuni esempi: Teorema fondamentale dell'aritmetica (fattorialità dei monoidi moltiplicativi degli interi positivi e degli interi non nulli). (Si è dimostrata l'esistenza di fattorizzazioni in irriducibili per gli elementi non invertibili, non l'essenziale unicità delle stesse); sono anche fattoriali i gruppi. Anelli fattoriali (esempi: Z, tutti i campi).
Senza fornire dimostrazioni, si è accennato a questi fatti: se M è un monoide commutativo regolare, allora ogni elemento primo di M è irriducibile; inoltre, M è fattoriale se e solo se (1) ogni suo elemento non invertibile è prodotto di irriducibili e (2) ogni suo elemento irriducibile è primo. Ancora: M è fattoriale se e solo se ogni suo elemento non invertibile è prodotto di primi. Dunque, nei monodi fattoriali (in particolare, nel monoide moltiplicativo degli interi positivi) le nozioni di elemento primo e di elemento irriducibile sono equivalenti.
Descrizione dell'insieme dei divisori di un elemento in un monoide fattoriale M a partire da una sua fattorizzazione in irriducibili (o, meglio, da una fattorizzazione primaria): se a∈M e a=p1a1p2a2…pnan è una sua decomposizione primaria (dunque, i pi sono irriducibili a due a due non associati, e gli esponenti ai sono interi positivi, i divisori di a in M sono tutti e soli gli elementi della forma up1b1p2b2…pnbn, dove u è un invertibile e ciascuno degli esponenti bi è un numero naturale minore o uguale ad ai.
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nella lezione precedente.
Fattorizzazioni banali e non banali di elementi in monodi commutativi regolari.
Cenno al crivello di Eratostene. Per verificare che un intero n > 1 sia primo basta verificare che non sia divisibile per alcun primo minore o uguale alla sua radice quadrata.
Massimi comuni divisori e minimi comuni multipli di una parte di un monoide commutativo. I massimi comuni divisori costituiscono una classe di elementi associati; analogo enunciato vale per i minimi comuni multipli. Esistenza (ed espressione) di un massimo comun divisore d e di un minimo comune multiplo m tra due elementi a e b di un monoide fattoriale. Osservazione: dm è associato ad ab.
Algoritmo euclideo delle divisioni successive per la determinazione di un massimo comun divisore tra due interi. Esempi, giustificazione dell'algoritmo, qualche idea per la sua velocizzazione: divisione euclidea tra interi (se a,b∈Z e b≠0, esistono interi q ed r tali che a=bq+r e |r|≤|b/2|).
Estensione dell'algoritmo euclideo e Teorema di Bézout (la dimostrazione fornita è quella, costruttiva, data dalla validità dell'algoritmo, diversa da quella nel libro di testo).
Equazioni diofantee (di primo grado, a due indeterminate): criterio di esistenza di soluzioni (altra forma del Teorema di Bézout).
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nella lezione precedente, con ulteriorii commenti sull'algoritmo euclideo e sul teorema di Bézout.
Conseguenze del Teorema di Bézout: caratterizzazione delle coppie di interi coprimi (cioè con 1 come massimo comun divisore); Lemma di Euclide: siano a,b,c ∈ Z con a e b coprimi; se a divide bc allora a divide c. Si è accennato al fatto che da questo lemma si può dedurre l'essenziale unicità delle fattorizzazioni in irriducibili in N#, completando così la dimostrazione del Teorema Fondamentale dell'Aritmetica.
Equazioni congruenziali (di primo grado). Equivalenza tra il problema di risolvere un'equazione congruenziale e quello di risolvere un'equazione diofantea (dei tipi considerati). Criterio di esistenza di soluzioni per le equazioni congruenziali. Descrizione dell'insieme delle soluzioni. Algoritmo risolutivo, e metodi di semplificazione. Appunti su questi argomenti sono disponibili nel sito docenti della Professoressa Leone.
Elementi invertibili nei quozienti di Z. Se m∈N#, l'anello Zm è un campo se e solo se m è primo.
Introduzione alla funzione di Eulero; il numero degli invertibili in un quoziente di Z.
Esercizi proposti:
Discussione di uno degli esercizi proposti nella lezione precedente, con qualche ulteriore commento ed esempio sulla funzione di Eulero.
Caso speciale del teorema di Lagrange per gruppi: se G è un gruppo finito e |G|=n, si ha xn=1G per ogni x∈G. Applicazioni all'artimetica modulare: Teorema di Fermat-Eulero e Piccolo Teorema di Fermat. Cenni alle applicazioni di questi risultati alla crittografia.
Elementi (tra loro) confrontabili e non confrontabili in insiemi ordinati. Ordinamenti totali. Elementi minimali e massimali. Esempi. Ancora sull'unicità di minimo (e massimo): se x e y sono elementi di un insieme ordinato in cui x sia minimo (risp. massimo) e y sia minimale (risp. massimale) allora x=y. Esempi di insiemi con più elementi minimali ed esempio di un insieme con un unico elemento minimale che però non è minimo. Osservazione: ogni insieme ordinato finito e non vuoto ha elementi minimali ed elementi massimali.
Diagrammi di Hasse di insiemi ordinati finiti; relazione di copertura associata ad un ordinamento.
Isomorfismi tra insiemi ordinati. Esempio di un'applicazione crescente e biettiva che non è un isomorfismo tra insiemi ordinati.
Minoranti e maggioranti di parti in un insieme ordinato. Estremo inferiore ed estremo superiore di una parte di un insieme ordinato. Confronto tra le proprietà di essere minimo (massimo) e di essere estremo inferiore (superiore) per una parte di un insieme ordinato.
Diversi esempi, tra cui:
Reticoli. Definizione ed esempi. Gli insiemi totalmente ordinati non vuoti sono reticoli.
In ogni reticolo, ogni elemento minimale (risp. massimale) è minimo (risp. massimo), dunque: reticoli finiti sono limitati (cioè hanno minimo e massimo; non vale il viceversa).
Esercizi proposti:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nella lezione precedente.
Il duale di ogni reticolo è un reticolo; principio di dualità per reticoli.
In un insieme ordinato S, siano A e B due parti dotate di estremo inferiore: a=inf A e b=inf B. Allora l'insieme dei minoranti in S di A∪B coincide con l'insieme dei minoranti in S di {a,b}. Di conseguenza, A∪B ha estremo inferiore se e solo se {a,b} ha estremo inferiore, e, nel caso esistano, questi estremi inferiori coincidono. (Ovviamente vale l'enunciato duale per gli estremi superiori). Di conseguenza: in ogni reticolo tutte le parti finite non vuote hanno estremo inferiore ed estremo superiore (altra giustificazione del fatto che ogni reticolo finito è limitato, cioè dotato di minimo e massimo). Reticoli completi (esempi: l'insieme delle parti di un insieme, ordinato per inclusione; N, ordinato per divisibilità) e non completi (esempi: N e l'intervallo dei razionali compresi tra 0 e 1, con l'ordinamento usuale; il secondo è un reticolo limitato non completo).
Reticoli come strutture algebriche; operazioni reticolari. Esempio: per un insieme S, comparazione tra (℘(S),⊆) e (℘(S),∩,∪). Equivalenza tra lo studio dei reticoli come strutture ordinate e dei reticoli come strutture algebriche.
Isomorfismi tra reticoli (come insiemi ordinati e come strutture algebriche; le due nozioni di isomorfismo coincidono).
Sottoreticoli; esempi, tra cui gli intervalli chiusi in un reticolo: Div(n) in (N,|), dove n∈N, ℘(T) in (℘(S),⊆), se T⊆S. Esempio di una parte di un reticolo che non è un sottoreticolo, ma che, munita dell'ordinamento indotto, è un reticolo.
Complementi di un elemento in un reticolo limitato; esempi; il complemento non è necessariamente unico. Reticoli complementati. Un sottoreticolo di un reticolo complementato può non essere complementato. Gli insiemi totalmente ordinati sono complementati se e solo se hanno al più due elementi.
Reticoli distributivi. Esempi: (℘(S),⊆) per un insieme S, (N,|) (senza dimostrazione), catene (cioè: insiemi totalmente ordinati). Ciascuna delle due leggi distributive in un reticolo implica l'altra (senza dimostrazione). I sottoreticoli dei un reticoli distributivi sono distributivi. In un reticolo distributivo (limitato) ciascun elemento ha al massimo un complemento. Reticolo trirettangolo e reticolo pentagonale; enunciato del criterio di distributività di Birkhoff.
Reticoli booleani ed algebre di Boole. Il duale di un reticolo complementato (risp. distributivo, booleano) è necessariamente complementato (risp. distributivo, booleano). Dualità per algebre di Boole. Proprietà delle algebre di Boole: l'operazione di complemento è involutoria (il complemento del complemento di ogni elemento x è x stesso), leggi di De Morgan. Il booleano di un insieme. Sottoalgebre di Boole. Enunciato del teorema di Stone (nel caso finito e, poi, nel caso generale). Come conseguenza: i reticoli booleani finiti hanno per cardinalità una potenza di 2; due reticoli booleani finiti equipotenti sono necessariamente isomorfi. Esempio di un algebra di Boole (infinita) che non è isomorfa all'algebra delle parti di alcun insieme.
Anelli booleani. Proprietà: sono commutativi ed hanno caratteristica 2. Equivalenza tra le nozioni di anello booleano e di reticolo booleano: costruzione di un reticolo booleano a partire da un anello booleano e costruzione inversa; quest'ultima è stata indicata senza procedere alla dimostrazione.
Cenni alle applicazioni delle algebre di Boole in logica (algebra di Boole associata ad un linguaggio).
Esercizi assegnati:
Discussione di alcuni degli esercizi proposti nella lezione precedente, con le seguenti, ulteriori, osservazioni sulle algebre di Boole.
Funzione caratteristica di una parte di un insieme. Equipotenza tra ℘(S) e Map(S,{0,1}) per un qualsiasi insieme S. Se S è finito |℘(S)|=2|S| (seconda dimostrazione di questo fatto). Anelli booleani definiti su "stringhe di zeri ed uno" di assegnata lunghezza n. Tali stringhe si possono riguardare come funzioni caratteristiche; in questo modo si definisce in modo naturale un isomorfismo tra l'anello booleano considerato e l'anello booleano delle parti di {1,2,3,…n} (confrontare con gli esercizi 7 e 8 della lezione scorsa).
Cenni alle applicazioni delle algebre di Boole in logica (algebra di Boole associata ad un linguaggio).
Grafi: diverse nozioni (informali) di grafo. Definizioni di grafo semplice (in termini di lati e in termini di relazione di adiacenza; equivalenza tra le definizioni) e di multigrafo. Rappresentazione grafica. Terminologia: vertici, lati, adiacenza, incidenza, grado, vertici isolati. Grafi completi, grafo complementare di un grafo.
Isomorfismi tra grafi e proprietà che questi conservano. Esempi di grafi isomorfi e non, tecniche di costruzione di isomorfismi.
Teorema: il doppio del numero dei lati di un multigrafo finito è la somma dei gradi dei suoi vertici. Vertici pari e vertici dispari; questi ultimi sono in numero pari.
Cammini. Relazione di connessione; (multi)grafi connessi. Primo cenno alle componenti connesse di un grafo.
Sottografi. Nozione di (multi)grafo planare (ovvero: piano) ed enunciato del teorema di Kuratowski. Grafi bipartiti.
Cammini e circuiti euleriani. Condizione necessaria e sufficiente per la loro esistenza in termini del numero di vertici dispari (enunciato). Esempi, tra cui il problema dei sette ponti di Königsberg.
Esercizi assegnati:
Discussione di uno degli esercizi proposti nella lezione precedente; metodi di costruzione di grafi finiti con assegnati invarianti.
Distanza in un multigrafo. Componenti connesse di un multigrafo.
Foreste e alberi. Sottoalberi massimali (ovvero alberi di supporto) di un multigrafo connesso finito.
Teorema: un grafo finito G è una foresta se e solo se per ogni coppia (a,b) di vertici di G esiste al più un cammino in G da a a b. Corrispondente caratterizzazione degli alberi.
Rappresentazione radicale di un albero; foglie. Come conseguenza: gli alberi finiti sono grafi planari (e di conseguenza sono planari le foreste finite). Inoltre, in ogni albero finito con almeno due vertici esistono almeno due vertici di grado uno.
Lemma: il sottografo ottenuto da un albero cancellandone un vertice di grado uno ed il lato esso incidente è ancora un albero.
Caratterizzazione degli alberi: un multigrafo finito G=(V,L,f) è un albero se e solo se: (1) è connesso e |V|=|L|+1, ovvero se e solo se: (2) è una foresta e |V|=|L|+1. Con le stesse notazioni, G è una foresta se e solo se ha esattamente |V|-|L| componenti connesse (in generale, il numero delle componenti connesse in un multigrafo finito è sempre maggiore o uguale a |V|-|L|; in particolare, se il multigrafo è connesso, allora |L|≥|V|-1).
L'anello dei polinomi (ad una indeterminata) su un anello commutativo unitario. Definizione e prime proprietà. Proprietà universale per gli anelli dei polinomi; un cenno è stato fatto a come verificare l'unicità a meno di isomorfismi dell'anello dei polinomi (l'esistenza è non stata dimostrata). Altre applicazioni della proprietà fondamentale: omomorfismo di sostituzione; per ogni intero positivo m, epimorfismo da Z[x] a Zm[x] che ad ogni polinomio f associa f stesso "riguardato modulo m".
Terminologia essenziale: successione dei coefficienti di un polinomio, grado e coefficiente direttore di un polinomio non nullo, polinomi costanti, polinomi monici.
Per ogni anello commutativo A, A[x] è infinito. Applicazione polinomiale definita da un polinomio. Osservazione: polinomi distinti possono definire la stessa applicazione polinomiale: esempi costruiti su anelli finiti e su anelli booleani.
Note (diverse) sui polinomi sono qui e nel sito docenti della Professoressa Leone.
Esercizi assegnati:
Per il contenuto della lezione di oggi si vedano le sezioni 4–9 degli appunti sui polinomi in questo sito (esercizi ed esempi sono consigliati, ma facoltativi) o le corrispondenti sezioni degli appunti sui polinomi nel sito docenti della Professoressa Leone.
Discussione di uno degli esercizi proposti nella lezione precedente.
Grado della somma, della differenza e del prodotto tra due polinomi. Se il polinomio non nullo f ∈ A[x] ha coefficiente direttore cancellabile (in A), allora f stesso è cancellabile (in A[x]). Teorema: A[x] è un dominio di integrità se e solo se lo è A; in questo caso vale in A[x] la regola di addizione dei gradi e U(A[x])=U(A). Esempi che mostrano come queste due proprietà non valgano necessariamente se A non è integro. Senza dimostrazione: A[x] è un anello fattoriale se e solo se lo è A. Ad esempio, sono fattoriali Z[x] e, per ogni campo K, K[x].
Se A è un anello commutativo e f è un polinomio monico in A[x] con grado positivo, allora f non è invertibile (ad esempio, x non è invertibile). Di conseguenza A[x] non è un campo.
Divisione lunga (con resto) tra polinomi (nel caso in cui il divisore sia non nullo ed abbia coefficiente direttore invertibile). Dimostrazione (costruttiva) dell'esistenza e dell'unicità di quoziente e resto. Il caso particolare dei polinomi su un campo.
Per polinomi su un campo: algoritmo euclideo per la ricerca di un massimo comun divisore e Teorema di Bézout.
Radici di un polinomio. Teorema del resto e Teorema di Ruffini. Per domini di integrià: Teorema di Ruffini generalizzato e conseguenze: un polinomio non nullo a coefficienti in un dominio di integrità ha al più tante radici quanto è il suo grado; principio di identità dei polinomi (a coefficienti in un dominio di integrità infinito).
Fattorizzazioni nell'anello dei polinomi su un campo K. Caratterizzazione dei polinomi irriducibili in K[x]. Esistenza di radici ed irriducibilità. Descrizione dei polinomi irriducibili sul campo reale e sul campo complesso; i polinomi di grado dispari in R[x] hanno sempre radici in R. Polinomi sui razionali e sugli interi: radici razionali di un polinomio in Z[x], criterio di irriducibilità di Eisenstein.
Esercizi assegnati: